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L'offensiva dell'agenzia di rating statunitense Standard & Poor's non si ferma e dopo il declassamento del rating dei titoli del debito pubblico italiano tocca a 7 banche italiane. Spiccano i nomi di Mediobanca, Bnl e Intesa San Paolo (che vede declassate anche 3 controllate).

L'agenzia di rating ha giustificato tale decisione sostenendo che le banche in questione hanno il 40% delle proprie attività sul mercato domestico ed il valore di quest'ultime tenderà a diminuire dopo il downgrade della Repubblica Italiana.


Tre tra le più importanti figure nel sistema finanziario italiano scontano una decisione politica presa ieri dalla stessa S&P che negli ultimi tempi è affetta da deliri di onnipotenza declassando posizioni debitorie a destra e a manca senza fondamenta tecniche alle proprie decisioni. Il downgrade ha colpito anche la Cassa Depositi e Prestiti e Terna; tutte società a maggioranza statale. Si è salvata solo ENEL da questa mattanza.

Oltre al declassamento del rating, è arrivato anche quello dell'outlook che rimane negativo, il che ci fa capire che nei prossimi 12-18 mesi ci potrà essere un nuovo declassamento per le società in questione.

Sull'argomento è intervenuto tempestivamente il ministro degli esteri Frattini sostenendo che l'economia italiana non dipende assolutamente da valutazioni fittizie come questa. Resta comunque il problema del finanziamento per le nostre imprese, in quanto i tassi interbancari stanno riprendendo a crescere e questi giudizi avventati fanno aumentare il costo del finanziamento sul mercato borsistico. Una situzione veramente difficile considerando la crescita prossima allo zero e l'inflazione sostenuta da deficit strutturali nel comparto energetico.

Provvedimenti in merito sono urgenti ed i politici dovrebbero capirlo ed iniziare a prendere delle decisioni su queste materie invece che su altre molto più futili e che in qualsiasi altro Paese non troverebbero spazio in nessun giornale.

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