
Ma è una decisione obiettiva? Lo stato di salute dei nostri titoli è veramente peggiorato da maggio? Per certi versi la risposta a questi due interrogativi può essere positiva, per altri no.
Il nostro debito pubblico è stato oggetto di chiari attacchi speculativi nelle scorse settimane ed i rendimenti sono volati ai massimi negli ultimi anni sia in valore assoluto che in relazione ai titoli più sicuri dell'area euro, ovvero i Bund tedeschi. La manovra finanziaria varata ultimamente non ha certo aiutato a ridurre i problemi strutturali del nostro Paese quindi sotto questo punto di vista, la decisione dell'agenzia è comprensibile.
Dobbiamo anche dire, però, che il deficit italiano, pur attenstandosi a livelli del 4%, è previsto in calo da parte del FMI nel 2012, con un performance che andrà sotto la media dell'area euro. I nostri titoli sovrani hanno retto bene anche alla pressione speculativa esercitata dai mercati, tranne qualche giorno in cui è servito l'aiuto della BCE, sintomo che la percezione degli operatori è divergente da quella della S&P.
Per adesso l'agenzia statunitense è stata l'unica a procedere al declassamento, mentre Moody's si è riservata di prendere decisioni in merito nei prossimi giorni.
Sicuramente è il nuovo caso di un giudizio di rating dato per destabilizzare una situazione già tesa, in quanto il nostro sistema finanziario è tuttora solvibile e tutte le nostre banche sottoposte agli "stress test", hanno superato brillantemente la prova. Resta aperto ancora il nodo delle riforme strutturali che ormai si sta protraendo da circa 20 anni e dubito che si risolverà a breve.


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