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Bè, la domanda è all'ordine del giorno ultimamente, ma di cosa ha bisogno l'Italia per crescere?
In questi giorni si è parlato delle azioni per rilanciare l'economia e si sono identificate alcune linee guida, tipo il cambiamento dell'art. 41 della carta costituzionale, la riforma del fisco e lo sblocco di fondi a favore della piccola e media impresa. Ma tutto ciò basterà per rilanciare l'Italia?
Io francamente penso di no.
La situazione italiana è da anni in condizioni pessime, sintetizzabili in bassa crescita, stagnazione della produttività, un peso dello Stato enorme e salari bloccati.
L'obiettivo del Governo è quello di aumentare la disponibilità monetaria nel sistema economico al fine di rilanciare i consumi interni e gli investimenti dei privati, vista la scarsità di risorse pubbliche dovute al debito pregresso.
Un piano fino a qui comprensibile visto lo schiacchiamento verso il basso dei redditi provocato dalla crisi, ma il vero punto è un altro: cambiare un articolo della Costituzione può servire a rilanciare l'economia?
Prima di tutto quale sarà il nuovo testo dell'articolo 41 riguardo alla proprietà privata?
La nuova formulazione conterrà un principio molto semplice: sarà permesso tutto ciò che non è espressamente vietato.
Questo non mi sembra concordare con le affermazioni del nostro ministro dell'economia, il quale durante la prima fase della crisi ha accusato gli speculatori di aver rovinato il mondo grazie alla loro condotta sconsiderata resa lecita da regole incentrate sul principio "è lecito tutto ciò che non è espressamente vietato". Quindi cos'è successo negli ultimi tempi? Che cosa ha fatto cambiare idea alla compagine di governo? Assolutamente niente, i problemi sono gli stessi e la ripresa stenta a decollare, ma allora perchè prima si demonizza un comportamento e poi lo si fa diventare elemento fondante della nostra società (non ci dimentichiamo che la Costituzione rappresenta proprio questo)?
Personalmente vedo questo pacchetto più come uno spot vuoto che come una risposta decisa ai problemi del Paese.
Secondo me si dovrebbero impostare delle riforme vere che mettano al centro il lavoro (che deve assolutamente continuare ad essere l'elemento fondante della nostra società) e che facilitino il cambiamento delle relazioni industriali nel nostro Paese.
Il tempo degli steccati ideologici è finito e la concorrenza dei paese in via di sviluppo incalza a ritmo sostenuto, quindi sia lavoratori che imprenditori dovrebbero impostare sistemi di remunerazione basati su produttività e merito anzichè su privilegi e mera anzianità.
Produttività; proprio questa è la parola magica sbandierata in pubblico, ma che pochi in Italia incentivano e premiano.
Basterà il recupero della produttività a rilanciare il Paese? Secondo me no, perchè è difficile competere con paesi a costo del lavoro nullo, ma se una ripresa della produttività verrà agganciata ad una fase di ristrutturazione industriale che traghetti il nostro sistema verso la produzione di beni ad alto contenuto tecnologico forse ci staccheremo da quello 0,5 - 1 % di aumento annuo del PIL e potremo tornare a fare da traino per tutta l'area dell'UE.
Infine si dovrebbe anche fare una politica dei redditi che distribuisca equamente questi aumenti di produttività tra lavoratori dipendenti ed autonomi visto che la quota di reddito dei primi è sensibilmente diminuita negli ultimi anni e la tendenza continua a rimanere invariata.
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