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Sei in: Home 2011 , Crisi Economica , Debito , Italia , News , Politica Economica Italia: 3 punti per uscire dalla crisi finanziaria

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In questi ultimi giorni la Borsa di Milano è tornata a crescere, grazie all'aiuto congiunto di BCE e Consob. La prima ha acquistato un notevole quantitativo di titoli di Stato italiani, mentre la seconda ha vietato la vendita allo scoperto di titoli di aziende operanti nel settore bancario.

La prima decisione ha ridotto fortemente il c.d. “rischio paese”, garantendo in un certo senso il debito italiano, mentre la seconda ha ridotto il fenomeno speculativo che si era creato negli ultimi tempi.

Il peggio sembra passato; infatti lo spread tra BTP italiani e Bund tedeschi è sceso sotto quota 270 pb rispetto ai 400 della scorsa settimana, ma la strada è ancora lunga. La situazione è stata contenuta nel breve periodo, ma per evitare che la crisi si ripeta nel tempo, si dovrà agire su tre punti cardine.

1- Riforme strutturali. L'andamento del mercato non è svincolato del tutto dall'andamento dell'economia reale, quindi un'economia con difetti strutturali come la nostra (sebbene forte e liquida) può essere preda di attacchi speculativi. Bisogna quindi agire su produttività delle imprese (praticamente ferma da 15 anni), processi redistributivi del reddito come una tassazione progressiva e una politica fiscale incentrata sui nuclei familiari, da sempre i più attivi centri di consumo, riduzione del peso della pubblica amministrazione, tra le più inefficienti d'europa, riduzione del peso della politica, una vera sanguisuga di mezzi finanziari ed impostazione di una nuova politica energetica volta a garantire una maggiore autonomia al nostro Paese al fine di livellare le oscillazioni del prezzo dell'energia eletrica per uso civile ed industriale.

2- Maggiore integrazione tra politiche comunitarie. In questi ultimi mesi grazie ai casi di Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna e Italia abbiamo visto quanto è importante per il sistema Euro avere alle spalle una forte politica economica condivisa. Grazie all'intervento della BCE, per esempio, il costo del debito pubblico italiano si è attestato su valori normali. Da censurare, per esempio, il comportamento della Germania, che tenta di usare le istituzioni comunitarie per rafforzare le proprie decisioni di politica economica a scapito degli altri Stati membri. Anche nei casi Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna l'intervento della banca centrale è stato determinante.

3- Maggior controllo dei mercati di capitali. Negli ultimi periodi abbiamo assistito a mercati malati in tutto il globo: Borse che oscillano anche di 10 punti percentuali in una sola giornata, rendimenti dei titoli sovrani impazziti. La spiegazione degli economisti è sintetizzabile nel panico della massa di investitori, io non la penso assolutamente così. In tutto il mondo si sono stati creati fondi speculativi con ingenti risorse finanziarie che hanno la possibilità di influenzare la dinamica dei titoli in tutto il globo. Il problema è che la legislazione di tipo nazionale poco può contro questi organismi con strutture multinazionali. Ottima è stata la decisione della Consob di sospendere le vendite allo scoperto di titoli bancari, anche se la decisione dovrebbe essere presa per un tempo maggiore rispetto alla settimana prevista e dovrebbe essere estesa a tutti i comparti borsistici. Le vendite allo scoperto creano forti tensioni speculative e aumentano il distacco con l'economia reale. L'impegno della commissione si dovrebbe rivolgere anche alle agenzie di rating, poiché ultimamente i loro giudizi sono azzardati e poco trasparentie orientano in modo fittizio gli investitori.

La borsa, che si credeva un mercato perfettamente concorrenziale, si è rivelata per quello che è, un mercato molto più vicino alla concorrenza monopolistica, poiché in esso operano organismi in grado di influenzare il prezzo dei titoli, prima lo capiranno i nostri amministratori e prima si potrà trovare una soluzione ai problemi della finanza globale.

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