La prima decisione ha ridotto
fortemente il c.d. “rischio paese”, garantendo in un certo
senso il debito italiano, mentre la seconda ha ridotto il fenomeno speculativo che si era creato negli ultimi tempi.
Il peggio sembra passato; infatti lo spread tra BTP italiani e Bund tedeschi è sceso sotto quota 270 pb
rispetto ai 400 della scorsa settimana, ma la strada è ancora
lunga. La situazione è stata contenuta nel breve periodo, ma per
evitare che la crisi si ripeta nel tempo, si dovrà agire su tre
punti cardine.
1- Riforme strutturali.
L'andamento del mercato non è svincolato del tutto dall'andamento
dell'economia reale, quindi un'economia con difetti strutturali
come la nostra (sebbene forte e liquida) può essere preda di
attacchi speculativi. Bisogna quindi agire su produttività
delle imprese (praticamente ferma da 15 anni), processi
redistributivi del reddito come una tassazione progressiva e una
politica fiscale incentrata sui nuclei familiari, da sempre i più
attivi centri di consumo, riduzione del peso della pubblica
amministrazione, tra le più inefficienti d'europa, riduzione
del peso della politica, una vera sanguisuga di mezzi finanziari
ed impostazione di una nuova politica energetica volta a
garantire una maggiore autonomia al nostro Paese al fine di livellare
le oscillazioni del prezzo dell'energia eletrica per uso civile ed
industriale.
2- Maggiore integrazione tra
politiche comunitarie. In questi ultimi mesi grazie ai casi
di Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna e Italia abbiamo visto
quanto è importante per il sistema Euro avere alle spalle una forte
politica economica condivisa. Grazie all'intervento della BCE,
per esempio, il costo del debito pubblico italiano si è attestato su
valori normali. Da censurare, per esempio, il comportamento
della Germania, che tenta di usare le istituzioni comunitarie per
rafforzare le proprie decisioni di politica economica a scapito degli
altri Stati membri. Anche nei casi Grecia, Irlanda, Portogallo e
Spagna l'intervento della banca centrale è stato determinante.
3- Maggior controllo dei mercati
di capitali. Negli
ultimi periodi abbiamo assistito a mercati malati in tutto il globo:
Borse che oscillano anche di 10 punti percentuali in una sola
giornata, rendimenti dei titoli sovrani impazziti. La spiegazione
degli economisti è sintetizzabile nel panico della massa di
investitori, io non la penso assolutamente così. In tutto
il mondo si sono stati creati fondi speculativi con ingenti risorse
finanziarie che hanno la possibilità di influenzare la dinamica dei
titoli in tutto il globo. Il
problema è che la legislazione di tipo nazionale poco può contro
questi organismi con strutture multinazionali. Ottima è stata la
decisione della Consob di sospendere le vendite allo scoperto di
titoli bancari, anche se la
decisione dovrebbe essere presa per un tempo maggiore rispetto alla
settimana prevista e dovrebbe essere estesa a tutti i comparti
borsistici. Le vendite allo scoperto creano forti tensioni
speculative e aumentano il distacco con l'economia reale. L'impegno
della commissione si dovrebbe rivolgere anche alle agenzie di rating,
poiché ultimamente i loro giudizi sono azzardati e poco trasparentie orientano in modo fittizio gli investitori.
La
borsa, che si credeva un mercato perfettamente concorrenziale, si è
rivelata per quello che è, un mercato molto più vicino alla
concorrenza monopolistica,
poiché in esso operano organismi in grado di influenzare il prezzo
dei titoli, prima lo capiranno i nostri amministratori e prima si
potrà trovare una soluzione ai problemi della finanza globale.


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