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Sei in: Home 2011 , Antonio Di Pietro , Italia , News , Pier Ferdinando Casini , Pierluigi Bersani , Politica Economica , Silvio Berlusconi Italia: Spread in salita e Berlusconi riferisce al Parlamento

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Giornata nuovamente ricca di tensione quella di oggi a Piazza Affari che parte in forte ribasso, torna positiva a metà giornata e chiude in rosso con il FTSE Mib che segna un malinconico -1,54%.

A farla da padrone è sempre la dinamica dei titoli di stato italiani e spagnoli, sottoposti a continui stress speculativi, in particolare i Btp hanno fatto segnare uno spread con i Bund tedeschi con medesima scadenza di 368 pb con rendimento vicino al 6,00%, superando in giornata anche quota 370 pb.

Il debito pubblico italiano continua ad annaspare e la volatilità in Borsa regna sovrana. Un dato interessante riguarda il prezzo di scambio dei BTP con scadenza 1° agosto 2017 che a ottobre 2010 era di 113,60 mentre oggi è arrivato a 98,88 segnando un -13%. Un deprezzamento che è essenzialmente dovuto all'aumento del rischio paese e che i nostri amministratori non sanno come contrastare.

Oggi il premier Silvio Berlusconi ha cercato di frenare questa corsa folle dei mercati intervenendo nei due rami del Parlamento e chiedendo ai vari schieramenti politici una prova di coesione e forza in sintonia con quanto espresso dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Varie sono state le reazioni degli esponenti politici di spicco, il PD ha chiesto le dimissioni del Premier, mentre Di Pietro è stato più caustico e ha chiesto il voto anticipato. Il Terzo Polo con Casini, ha chiesto una prova di coesione a tutto l'emiciclo con la creazione di un Governo di unità nazionale senza Berlusconi come premier.

L'obiettivo è quello di placare i mercati, ma i nostri politici non hanno ancora capito che il "mercato" non è un'entità anonima formata da persone qualunque, ma all'interno di esso operano soggetti specializzati che non si fanno incantare da finanziarie approvate velocemente e da richieste che molto probabilmente non verranno accolte.

Servono i numeri, l'Italia deve ripartire dai propri problemi e fare forza sulle proprie potenzialità, serve una nuova politica energetica, una riduzione della spesa pubblica unita ad un aumento dell'efficienza della pubblica amministrazione, serve una maggiore meritocrazia e un ricambio rapido della classe dirigente, che si è verificata inadeguata a gestire le tensioni economiche ed internazionali dei giorni nostri.

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