Dopo il referendum che ha cancellato la possibilità, in Italia, di costruire centrali nucleari, si ripropone il problema energetico che sta sempre più condizionando le performance economiche (in negativo) del nostro Paese.
Secondo l'Unione Petrolifera l'ammontare della spesa degli italiani in luce e gas ammonterà a 63 miliardi di euro contro i 53,9 del 2010. Un dato impressionante e che segna il nuovo record dopo il massimo del 2008 con quasi 60 miliardi di euro.
L'aumento della bolletta energetica è dovuto, per la quasi totalità, all'aumento del prezzo del greggio, infatti la bolletta petrolifera passerà da 28,5 a 36 miliardi di euro.
Questi dati sono la fotografia di un problema che affligge il nostro sistema produttivo da sempre e che non è mai stato risolto, o meglio, è stato affrontato nel modo sbagliato e con politiche affrettate.
Tutti noi sappiamo che il nostro Paese non possiede grandi giacimenti nè di petrolio, nè di gas naturale, quindi un certo livello di dipendenza dall'estero è fisiologico, ma la situazione italiana, gurdando anche l'andamento dei prezzi dei combustibili, è diventata insostenibile.
Con il referendum del 12-13 giugno, il popolo italiano ha dato un segnale importante che la classe politica non è stata in grado di intercettare in anticipo verso lo sviluppo delle energie rinnovabili e l'abbandono del nucleare.
Questo risultato elettorale è arrivato semplicemente perchè gli italiani sanno che il nucleare è una fonte energetica che l'uomo, con le tecnologie attuali, non è in grado di gestire e che comporta costi più alti dei benefici che la società può trarre dallo sfruttamento di questa fonte energetica.
Accantonato il nucleare, ci si aspettava una svolta verso le energie rinnovabili, invece, proprio oggi l'AD di Eni, Paolo Scaroni, ha detto che gli italiani hanno deciso "di andare a tutto gas". Ad onor del vero gli italiani avrebbero chiesto essenzialmente 3 cose: sviluppo delle energie rinnovabili, riduzione del costo dell'energia sia per le famiglie che per le imprese e autonomia (per quanto possibile) energetica in modo tale da stabilizzare il costo delll'energia su livelli più bassi. E' chiaro che lo sviluppo di una nuova forma di energia e una ristrutturazione energetica avrà dei costi alti che, però, paragonati ai benefici, saranno irrisori.
Una politica energetica seria e decisa è fondamentale per tutto il tessuto produttivo italiano in quanto l'alto prezzo dell'energia frena la competitività delle nostre imprese all'estero.
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